Alcune osservazioni leggendo Liker, Toyota Way, Hoepli.
Cosa vuol dire “Non sprecare le risorse” nel campo dello studio?
Beh, per esempio significa non sprecare il tempo; ci sono modi per fare le cose «giuste» in un tempo minore, a partire banalmente dalla digitazione sulla tastiera. Se non sai scrivere in fretta o almeno a una velocità adeguata (diciamo a una velocità tale da riuscire a seguire il flusso del pensiero di un insengnante che ti sta parlando, senza guardare continuamente la tastiera), ecco, chiaramente non puoi apprezzare il vantaggio di usare questa tecnologia. Questo significa che per prima cosa devi investire tempo in questa abilità, senza la quale non possono esserci i passaggi successivi.
Procedure chiare e semplici: per esempio nella memorizzazione delle informazioni. Per tanti studenti questo è IL problema: «non riesco a ricordarmi le date», «non riesco a ricordare questo e quello». Ovviamente è un problema, ma è un problema di livello bassissimo. È sufficiente un po’ di mnemotecnica per risolverlo: se si vuole risolverlo, naturalmente. Se invece una persona pensa sempre a qualcosa d’altro e ritiene che sta sprecando tempo (cioè lasua esistenza, cioè la cosa più preziosa in assoluto, per lui), allora non lavorerà mai in modo efficace.
Uno degli aspetti del problema è che si pensa che lo studio sia una sorta di «attività mistica», qualcosa che vada affrontata di slancio, come un tuffo dalla piattaforma da 10 metri: o la va o la spacca, ma in ogni caso dopo sarà finita e potrò pensare ai fatti miei. È ovvio che questo è il problema: cosa sono i «fatti tuoi»? È la tua vita, d’accordo; ma cosa la tua vita senza la consapevolezza di quello che stai facendo e vivendo? E come fai ad acquistare consapevolezza senza un atto di riflessione? E come fai rendere solido e maturo quest’atto di riflessione senza una qualcosa che, chiamalo come vuoi, ma assomiglierà sempre allo «studiare»? Vuoi fare da solo, dici tu. Molto bene. È un’ottima idea. In effetti le persone imparano sempre e solo da sole. Mai e poi mai l’insegnamento darà un «trasferimento» di qualcosa (di qualsiasi cosa) da una mente a un’altra. Io ti posso mostrare la strada, ma poi sei tu che la devi percorrere.